Capo Miseno

Capo Miseno

Itinerario paesaggistico dei Campi Flegrei

DESCRIZIONE

Capo Miseno si trova nel comune di Bacoli ed è la punta estrema della penisola flegrea.

È un promontorio che offre una vista sul golfo di Napoli e sulle isole di Ischia, Procida e Capri. Segna il confine tra il golfo di Pozzuoli e il canale di Procida ed è sede dell’omonimo faro, di particolare importanza per la navigazione costiera notturna.

Capo Miseno è il resto di un antico vulcano facente parte dei Campi Flegrei, risalente a circa 35.000 / 10.500 anni fa. L’antica caldera del vulcano di Capo Miseno è situata verso la zona del faro ed è ben visibile dal mare. Dal traghetto che da Pozzuoli porta alle isole di Procida e Ischia, la caldera è facilmente riconoscibile prendendo come punto di riferimento alcune ville private attorniate da giardini che vi sono state costruite all’interno e ben visibili durante la traversata in mare.

COME ARRIVARE

Per visitare al meglio Capo Miseno e godere del suo panorama mozzafiato, vengono organizzate escursioni guidate, ma è possibile arrivarci anche da soli.

Sul promontorio di Capo Miseno si arriva in auto attraverso una strada tra vecchie ville e ruderi di epoca romana, al termine di essa vi è una galleria oltre la quale si arriva a una terrazza che guarda il golfo di Pozzuoli. Dalla terrazza (a 65m s.l.m.) è poi possibile raggiungere a piedi la cima di Capo Miseno e il Faro, grazie ad un sentiero lastricato di blocchetti in tufo che risale il pendio del promontorio e offre una superba vista su tutte le isole del golfo.

Un altro sentiero per la cima, meno lungo ma più ripido, si trova prima di imboccare la galleria. Questo sentiero passa in una zona boscosa molto fitta prima che si raggiunga la cima, dove la vegetazione è molto rigogliosa, alle volte fino a rendere l’escursione non agevole. In questi casi basta seguire il sentierino, facendo il giro periferico dell’altura.

Anche quando la vegetazione non è molto alta, conviene non abbandonare mai i sentieri tracciati, siccome tutta la sommità è interessata da resti di rifugi antiaerei e cisterne dell’ultima guerra mondiale, le cui aperture o fratture non sempre sono visibili nell’erba alta e per chi abbandona il sentiero sussiste il reale pericolo di poter precipitare in qualche cavità sotterranea.

IL MITO

Il nome di Miseno si connette al mito dell’Eneide di Virgilio.

Nel Libro VI il pio Enea, seguendo il consiglio di Eleno (fratello di Ettore e re dell’Epiro), si reca a Cuma per incontrare la Sibilla Cumana, al fine di avere da lei preziosi consigli sul suo futuro ed indicazioni sul destino che lo attende. Giunto sulle coste di Cuma, nel tempio di Apollo Enea incontra effettivamente la Sibilla che, invasata dal dio, gli predice che nel Lazio egli andrà incontro a guerre e a sangue. Enea prega la Sibilla di accompagnarlo ai Campi Elisi, ma lei gli risponde che ciò non è possibile se prima lui non trova il ramoscello d’oro sacro a Proserpina e seppellisce il suo compagno Miseno, morto.

Miseno era il trombettiere di Enea, che avendo sfidato Tritone nel suono della tromba, era stato da questi precipitato in mare dove era miseramente annegato. Enea, trovato il suo corpo gettato dalle onde sulla spiaggia, ne appronta il rogo, quindi lo seppellisce sotto un immenso tumulo (il Capo Miseno per l’appunto), quasi una grandiosa tomba a perenne memoria dell’eroico compagno.

Sepolto Miseno, Enea rinviene il ramoscello d’oro che egli prontamente porta alla Sibilla; effettuati gli opportuni sacrifici alle divinità infernali, al lago d’Averno Enea accompagnato dalla Sibilla scende negli Inferi dove incontra il suo defunto padre Anchise che gli mostra le anime dei suoi gloriosi discendenti, che attendono di reincarnarsi in un nuovo corpo.

Fonte: Wiki

INDIRIZZO

Capo Miseno,
80070 – Bacoli NA

NEI PARAGGI